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Io volerò nel Cielo

Bobby Calunsag • 9 novembre 2017

Io volerò nel Cielo

IO VOLERO' NEL CIELO

Voglio un giorno volare
sulla strada dell'arcobaleno
entrerò sulla scia del profumo
portato dalle ali del vento
La mia anima tenuta dalle mani di Gesù
e di Maria io volerò
entrerò nel Cielo nella reggia del Padre
lo abbraccerò lo bacerò per sempre.


Volerò nel Cielo con te Gesù
passerò le nubi del tuo cuore
penetrerò l'eternità
salirò verso te
per incontrarti Dio mio Signore.

Passerò il tempo lascerò il mondo
abbracerò il soriso dell'eterno Dio
sarò protagonista insieme agli angeli
Dio compirà le sue parole su nei cieli.

Spiegazione del brano

Questo canto che ho composto, inizialmente, prima della sua compilation, chiesi ad Adriana Di Scianni, (la signora amica che collabora con me nella missione), di metterlo per scritto perché avevo pensato che sia un canto per la mia dipartita. Lei sentendomi dire così, si rifiutò categoricamente e non scrisse nulla, ma alla fine in santa obbedienza, obbedì all'ordine mio. Lei scrisse tutto il brano parole per parole, così abbiamo il testo completo con la melodia e la musica, abbiamo intitolato: "Io volerò nel Cielo".

Ho riflettuto che, la maggior parte degli uomini, progettano tutte le loro attività tipo: i viaggi, le vacanze, lo shopping, il matrimonio, la famiglia etc. tranne la preparazione della buona morte. Il pensiero della morte per la maggioranza delle persone, non ne vuole sapere, è rimasto come un tabù, quindi è da detestare. Questo argomento meglio non pensare mai, ma la morte è una realtà.  Desiderano gli uomini di morire al più tardi possibile, accadere la morte in maniera precoce sarebbe un disastro. 

Non si vede più nessun entusiasmo a voler vedere Gesù. Nel canto non è che io desiderasse la morte solo per morire, non è così. Conoscendo la Volontà di Gesù che il desiderio di morire per lui sarebbe un desiderio nobile. Molti desiderano morire per scappare dalla realtà problematica della vita, alcuni si suicidano, allora dove li mettiamo questi gesti? Se per noi cristiani, il morire non è una perdita ma piuttosto è un guadagno, perché non lo facciamo un atto di volontà di dire a Gesù: sono pronto di incontrarti.

Si vede che entusiasmo della vita eterna non ce ne. Così amiamo tanto Gesù che non lo vogliamo incontrare mai. Intanto, meglio così che io già ho espresso il desiderio di incontrarlo per amare, lui solo potrà decidere il tempo giusto per me e per ciascuno. Nemmeno prego che mi si allungasse la vita, lui decide: sia fatta sempre la sua volontà: non la mia. L'uomo si è impadronito del suo destino e su Dio, non lo vuole conoscere mai il suo Creatore perché intravede la morte come un momento triste e doloroso, intanto prima o poi si muore lo stesso.

La nostra vita in realtà è da esiliati. Non siamo nella nostra Patria vera, siamo nelle valle di lacrime, eppure le anime abituate a stare nel mondo, avrebbe voluto mai che esistesse la morte. Se la morte fosse messo nelle mani degli uomini, non avrebbe mai permesso ad essa di predominare sull'uomo. La morte è l'unica via per poter finire il giorno dell'esilio, Gesù ha preparato un posto per tutti coloro che lo amano. Allora perché non pensare il fatto cosa Gesù sta preparando per me, la vorrei vedere.

In realtà, non dipende dall'uomo i suoi minuti e i suoi giorni ma è solo dal Signore. Infatti, nel Salmo dice: "Signore insegnami a contare i miei giorni affichè possa raggiungere la sapienza del cuore", il pensare che la vita sia breve, è un atto di saggezza e veritiera. La nostra vita non dipende da noi, la chiamata alla vita eterna avviene nel momento all'altro: volendo o nolendo, quando il Signore Gesù ci chiama non possiamo più porre resistenza: arrivato il momento. 

Noi siamo nulla, la nostra vita viene dal Signore e a lui ritornerà. Il fatto della paura di morire è la mancanza di fede, non perché sarebbe doloroso il distacco dai propri affetti. Noi impariamo a distaccarci dal mondo non perché è necessario farlo, ma per attaccare il cuore, la mente al Vero Amore che è Gesù. Non è triste da parte di Gesù che nel nostro cuore non esiste l'entusiasmo, l'amore per lui. Abbiamo tutto il pensiero del mondo tranne lui che è il vero Amore e la sorgente di vita.

Un altro aspetto per cui uno non vuole affrontare la morte subito, a parte che non ha fede, ma è mancanza di chiarezza del Regno che verrà. La chiarezza, non mi riferisco alla visione della realtà futura, bensì, la chiarezza che lo vediamo Gesù faccia a faccia quando diamo al Padre l'ultimo respiro. Oggi abbiamo fatto milioni di battiti e atto di respirare, ma un giorno consegnato l'ultimo affanno della vita per poi incontrare il Padre buone nel suo Regno.

La paura della morte è innata all'uomo, non è una cosa strana le reazioni sull'eventuale distacco della persona dai suoi familiari, ne si potrebbe modificare lo stato psicologico dell'uomo che vive nella propria pelle la tragedia del morire. Fondamentalmente c'è il rifiuto della morte perché esalta la vita stessa come valore irrinunciabile. Si marcherebbe altro, se desiderassimo di morire non perché odiamo di vivere, per nulla.

Il fatto è che non accettiamo la verità, non vogliamo sapere la nostra nullità.  Con San Paolo dice: "per me vivere è Cristo il morire è un guadagno", la morte è un vero guadagno non è una disgrazia per l'anima, però in riferimento solo per chi è innamorato di Dio. L'aspettativa della morte è guadagnare Cristo, invece per alcuni è la perdita del mondo. Sappiate che l'amore al mondo vuol dire odiare Dio. Si vede bene dove si trova il nostro cuore: nel mondo ma non in Gesù.

Giustamente, non è facile debellare la paura della morte nella mente di ognuno di noi: è fa parte del senso della conservazione della vita. La paura in realtà è una reazione psicologica come salvarsi e come conservarsi: è un istinto connaturale. Solo le anime innamorate di Gesù vivono e respirano con entusiasmo di vedere e e di abbracciare il proprio Dio. Non abbiamo nessuno idea in che cosa sente la nostra anima quanta fame e sete hanno di lui. Un giorno quando vedremo la bellezza del nostro Dio, rimaniamo sorprese della sua immensa bellezza, noi che non abbiamo minimamente desiderato saremo tagliati fuori da questa eterna visione beatifica.

Le parole che ho usato nel canto: "Io volerò nel Cielo", non sono parole detti semplicemente come atto di rassegnazione al Volere Divino, specie quando si parla dell'argomento della morte. Il contenuto del canto non voleva rifugiarsi nella rassegnazione, ma piuttosto nel desiderio di Dio.  E' sempre Volontà di Gesù andare via: tutto è permesso da lui. 

Nella parte introduttiva, il canto inizia con: "voglio un giorno volare..." in questo contesto, ho espresso la mia volontà di voler partire per arrivare da lui al più presto possibile, sapendo la verità che lui mi aspetta alla porta del Paradiso, sicuro anche che non mi rifiuterà mai, pur essendo peccatore e nulla. La certezza che io entrerò nel suo Regno, sta nella mia volontà di volerlo entrare, affinché io sia parte del suo Regno. Solo chi non ha certezza del Regno, resterà dinanzi al buoi del suo destino.

Invece, accettare la morte per un motivo di poter stare con Gesù che è l'amore è già una consolazione anticipata. Ho voluto esprimere la mia volontà di volare un giorno verso la casa del Padre per qualsiasi momento senza condizione perché so con certezza dove volevo andare, quale strada dovre percorrere quando il tempo per scada definitivamente. Questo canto è un atto di preparazione attiva, non passiva. Esprimo il mio desiderio di Dio e non la tragica della mia dipartita. Se pensassimo la tragica condizione di dover morire, allora nemmeno io lo farei. 

Sono certo che un giorno, per me, sarebbe un grande incontro d'amore con il mio creatore, non una tragedia. Sono certo che ci aspetterà il suo regno eterno, e non possiamo nemmeno immaginare la grandezza indescrivibile della Patria beata. Dove sarebbe la Patria in cui regna la vera pace, il vero amore, è in Dio, non in questo mondo. Se avessimo la visione sulla realtà del Regno di Dio, scommetto che avremmo voluto partire immediatamente senza indugio. Dato che siamo amanti del mondo, allora la voglia di stare nel mondo ci ha abituato a vivere da esiliati ed infelici. 

San Paolo ci ha rassicurato che il Regno che verrà non è paragonabile in questo mondo, la nostra realtà da umani viviamo pietosamente. Se non abbiamo la certezza del Cielo, quale sarebbe la garanzia, o quale sarebbe la pietra sicura su cui si poggia la nostra vita e il nostro destino? Se il Regno di Cristo non esistesse, la morte sarebbe da detestare con forza. Sarebbe assurdo il soffrire, il lottare per sopravvivere contro ogni malattia ed ingiustizia. I giusti morirebbero senza nessuna ricompensa, e i malvagi sarebbe considerati vittoriosi e beati in quanto, hanno goduto il mondo con la sua concupiscenza e egoismo.

Tornando al discorso della composizione iniziale del brano, avevo l'impressione che, quando lo ho chiesto ad Adriana di scriverlo era rimasta scandalizzata, capivo che non era un discorso solito che si sentiva, proprio l'argomento sulla morte. Essa resterà sempre come un tabù per tutti, fa paura e spaventa l'anima quando si parla della propria dipartita. Ma la cosa che ci fa cambiare la prospettiva della morte, è l'amore a Cristo: più la fede è certa sull'esistenza del Cielo, quanto più sicura l'anima di volerlo incontrare. Se non avessimo la certezza e la persuasione certa del nostro luminoso destino, andare via dalla terra dell'esilio non ci farebbe mai un grande piacere.

Contenuto del canto

Ho voluto scrivere la prima frase con questa parola: "voglio un giorno volare...", parlando dell'andare sulla strada dell'arcobaleno. L'arcobaleno è l'immagine metaforico della meraviglia del Cielo dove il colore si contempla e si può vedere il movimento e l'armonia tra la luce come la luce boreale.Entrare sulla scia del profumo dove regna Dio con i suoi angeli, significa che il Regno è realtà del profumo. Nel mondo, noi amiamo le fragranze, l'eleganza e la bellezza, tutto ciò che noi vediamo oggi, non c'è paragone quando verrà la gloria. Il profumo è simbolo di Dio e della sua bellezza immensa.

Secondo l'esperienza dei santi mistici, ciò che precede all'apparizione di Dio o della Madonna è sempre l'olfatto: sentire qualche profumo soave che non si possa mai descrivere la portata. Anche la presenza del santo, di solito, viene preceduto da una fragranza che, delle volte sono profumi non esistente sulla faccia della terra. Vale a dire che, il profumo è segno della divina presenza, si contempla nel Cantico dei Cantici mentre lo sposo ricercava sui monti la sposa, desiderava il suo profumo. La sposa quando si presenta al matrimonio si applica sacco di profumi per renderla più attraente e bella. Se non applicasse nessun profumo, non sarebbe completo il trucco per renderla più bella. 

La descrizione del profumo portato sulle ali del vento, è l'immagine di un'anima circondata dalla presenza divina e dagli Angeli. A mio avviso, la fragranza e il vento sono tutt'uno, il vento trasporta la fragranza verso la narici, e la narici a sua volta, accoglie insieme all'ossigeno che respira. Olio profumato rende gradevole alle narici, l'anima viene trasportata su in alto con il profumo che alimenta la sensazione del vero benessere. 

Vedere me stesso che facessi il volo verso il cielo, andavo camminando verso la Reggia del Padre mio, entravo nel Regno scorato da Maria e da Gesù. Come lo Sposo che conduce la Sposa all'altare, così vedo e contemplo Gesù e Maria che mi tenevano le mani per consegnarmi al Padre. E' una sensazione incredibile questo divino scenario. Poi vedo mi stesso accompagnati dagli Angeli miei verso il Paradiso con il canti e loro danze. Vedo in questa scena durante la mia dipartita, mentre Gesù mi teneva la mano destra e la mamma celeste nella mano sinistra, ambedue mi conducevano alla Reggia del Padre. 

Appena vedo il Padre, l'istinto mi porterà per abbracciarlo e baciarlo in bocca in quanto, lui è il vero amore dell'anima mia. Si compie allora la Scrittura nel Salmo 41 che dice: "l'anima mia ha sete di te del Dio vivente, quando verrò e vedrò il volto di Dio?  L'immagine della scena che viene descritto nel Cantico dei Cantici, quando lo sposo con ansia cercava la sposa sui monti e nei dirupi, non si dava pace finché non la ritrova. Noi siamo gli sposi di Cristo in quanto, siamo la sua Chiesa amata e prediletta, siamo noi il desiderio di Dio, tanto meno noi. 

In questo scenario, potrei dire che la morte diventerà occasione per incontrarlo, oltre che momenti tragici per l'anima. E' un vero incontro matrimoniale. Come si fa a celebrare un matrimonio se manca l'amore e il desiderio? Dio è lo sposo che attende la sposa che siamo noi, egli sta alla porta e bussa, aspettando che qualcuno lo apra, per poi condurla verso la Reggia Divina. Un giorno e è questo, Dio si sposerà della sua Chiesa amata nel vincolo matrimoniale nella sua Divina Volontà.

Il ritornello del canto si parla del volare in su in alto col Signore, non si vola da solo, ma sempre si fa in compagnia con lui. L'anima, mentre compie il suo volo verso in alto, passerà sulle nubi come l'ascensione del Signore. Le nubi è il carro di Dio che accoglie l'anima nelle sue braccia e lo trasporta nel suo Regno. Sulle nubi del cielo ci saliamo per poi penetrare nell'eternità, da lì ci sarà un grande incontro d'amore tu per tu con il Creatore. Nel vangelo Gesù parla della necessità di poter entrare alla porta stretta, vale a dire che, esiste un'ingresso dove entreremo, è un passaggio per fare ingresso alla casa di Dio: la Croce di Cristo.

L'ultima strofa voluto scrivere il fatto che tutti noi compiremo il passaggio dal tempo all'eternità, e poi dobbiamo lasciare questo mondo quale terra provvisoria del nostro esilio. E' un atto più doloroso quando un moribondo, sente e consapevole che il suo destino di morire è giunto, come San Paolo dice: "è giunto l'ora di sciogliere le vele...". Quando l'anima è conscio che tutto sarebbe compiuto, il tempo scompare e la terra dell'esilio si abbandona e l'anima entra nel tempo nuovo che è l'eternità, si abbraccia con Dio. 

Dopodiché, passerà il pensiero dell'anima, sfuggi via lontano dal vano mondo per poi entrare nel Regno della luce che è Cristo. Si lascia la realtà della corruzione, il corpo si frantuma e l'anima naviga verso il Sole che sorge, là attende il suo Signore. Una volta compiuta la traversata dell'anima dal tempo all'eternità, l'amore più grande apparirà per poter incontrare l'amato, e ci dirà: "benvenuto servo fedele!".

Quando tutto sarà compiuto questo passaggio, dopo aver ricevuto il dono dei sacramenti, si saluta i parenti e i familiari presente per poi compiere l'ultimo respiro di consegnare all'autore che ci ha prestato la vita. Come Gesù sulla croce: "emise il suo spirito al Padre" così anche noi. Poi l'anima inizia a viaggiare verso il porto sospirato della vita che è il Regno atteso con tanta fede, speranza e amore. Dopo aver fatto tale viaggio verso l'eternità, il sorriso di Dio si manifesterà pronto di essere abbracciato. 

Qui finalmente l'anima ha raggiunta la meta, sarà equiparabile agli angeli e diventerà protagonista come loro; qui si compirà il progetto del Padre ai suoi figli: "Padre come siamo noi una cosa sola così anche loro con noi siamo una cosa sola ".

Fr. Bobby Calunsag

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